Amor Profano

Dal letame da cui nascono i fior nasce Amor Profano. La satira urticante, irriverente, scorretta che non avreste mai voluto ma che purtroppo è arrivata.
Perché la risata è l’arma più potente e nessuna censura potrà mai soffocarla…
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Ratti e Sorci verdi

Il successo dirompente del referendum sfonda a calci la porta sbarrata della politica italiana. L’occasione per la sinistra è senza precedenti. Nei ventennio della seconda repubblica abbiamo assistito a qualcosa di molto simile a quel che accadde con l’avvento ed il consolidamento del fascismo. La cocente delusione delle ambizioni coloniali di un’Italia che giocava al “piccolo imperatore” e quelle di una guerra “vinta” sulla carta ma persa di fatto, furono determinanti nel portare al potere il primo della serie, speriamo brevissima, di nani (da giardino). La seconda delle disgrazie nostrane accade poco meno di 20 anni fa, quando il pifferaio di Arcore da il via al suo show. I ratti sembrano seguirlo ovunque. Il ritornello è sempre lo stesso. Il nemico rosso pure. Ad ogni angolo il pifferaio prospetta ai suoi ratti la vittoria della guerra santa contro i rossi (per quell’altro erano i neri dell’Abissinia).
L’Italia per vent’anni rimarrà ferma a rincorrere un nemico invisibile. Il mondo nel frattempo se ne dimentica e corre da solo.
Il pifferaio ora non incanta più. I ratti che ancora lo seguono ora vedono i sorci verdi e ne hanno paura…


Chiarimenti sul terzo quesito

Parto condividendo questa notizia. Il blog al quale punta questo link si chiama Chicagoblog, e si occupa in particolar modo di economia. Si tratta di una fonte alquanto affidabile, che vi invito a considerare.

Allora, su cosa sono i referendum lo sappiamo. Che cosa veniva chiesto di abrogare nel quesito sul nucleare, anche di quello sappiamo: c’era questa legge, che chiameremo A, sono state prese delle firme per un referendum che la abrogasse (totalmente o parzialmente, capiremo come mai non abbia più importanza), il referendum finalmente si farà.

Quello che è successo pochi giorni fa, però, è che il governo ha varato una legge B, che abroga spontaneamente tutti i punti che il referendum si proponeva di eliminare, aggiungendo poi alcune cosette, di importanza marginale.
(Ci tengo a far notare che questa non è assolutamente una mossa illegale, e anzi, sarebbe pure da encomiare, perchè un governo che capisce cosa succede all’interno dello stato, raccoglie l’invito dei cittadini a cambiare idea e cambia idea, fa qualcosa di giusto.
L’unico peccato è che il governo questa mossa non se l’è pensata per il bene dei cittadini, ma sulle intenzioni non intendo far processi, al momento).

Un referendum che elimini qualcosa che non c’è più… beh, è inutile e non si può fare.
Un referendum che elimina la legge B che elimina la legge A…..beh, permette al governo di andare avanti con la sua politica nucleare, quindi fa l’esatto contrario di ciò per cui è nato.
Detto ciò, il governo si aspettava che la parte sul nucleare del referendum saltasse, ma la Corte di Cassazione la pensava in modo differente.
Dato che potrebbe (POTREBBE) succedere che il governo elimini una legge che si spera di abrogare con un referendum, con lo scopo di poterla riproporre in un secondo momento, evitando il verdetto popolare, nel 1978 la Corte mise in piedi uno stratagemma sensato, anche se molto limitato: spostare l’oggetto del referendum a delle leggi/articoli/commi dal contenuto simile.

In breve, se viene indetto un referendum contro la legge A, e il governo abroga la legge A prima del referendum, si cerca un’eventuale legge B, dal contenuto e dallo spirito simile alla legge A, e il referendum avrà come oggetto la legge B.
Questo è quello che è successo nel caso del nucleare, e ora l’oggetto dei referendum sono i commi 1 e 8 dell’articolo 5 del decreto-legge 31/03/2011 n.34, convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75?

Fin qui sembra che vada tutto bene. Ma c’è un problema.
Leggete i commi che devono essere abrogati, li riporto qua sotto.

1. Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.

8. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e acquisito il parere delle competenti Commissioni parlamentari, adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico e la partecipazione ad accordi internazionali di cooperazione tecnologica, la sostenibilità ambientale nella produzione e negli usi dell’energia, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, la valorizzazione e lo sviluppo di filiere industriali nazionali. Nella definizione della Strategia, il Consiglio dei Ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione europea e a livello internazionale sulla sicurezza delle tecnologie disponibili, degli obiettivi fissati a livello di Unione europea e a livello internazionale in materia di cambiamenti climatici, delle indicazioni dell’Unione europea e degli organismi internazionali in materia di scenari energetici e ambientali.

Questo è quello che si andrà a votare per quanto riguarda il nucleare.

Il primo comma esprime più un’intenzione, e per di più l’intenzione è di interrompere momentaneamente il processo di localizzazione e costruzione.
Il secondo invece dice che, entro dodici mesi dall’entrata in vigore della legge, il Governo si impegna ad adottare la Strategia energetica nazionale, che tiene conto di priorità, necessità varie, sicurezza, diversificazione della produzione, chi più ne ha più ne metta, MA NON SPICCICA FUORI UNA PAROLA CHE SIA UNA SUL NUCLEARE.

Il significato proprio del referendum sul nucleare, perciò, viene a perdersi.
Quello che invece non si perde è il significato politico del referendum, dare un messaggio chiaro in forma di partecipazione al voto.
Per chi poi è preoccupato (io ero uno tra quelli) che questo referendum blocchi lo sviluppo nei prossimi 5 anni, quindi ben al di là del solo periodo Berlusconi, rispondo che i due commi da abrogare, essendo più che altro una dichiarazione di intenti seguita da un invito a sbrigarsi (“entro dodici mesi …”), non influirebbero seriamente sul modo di operare di qualsiasi governo, nemmeno di questo.

Andate al voto sereni, e fate decidere la vostra coscienza.

Alla prossima


Pasqua ovvero il mito pagano della rinascita di Horus

La vulgata comune è che la pasqua sia la festa di resurrezione di un tale nato in galilea che dopo essere stato messo in croce è poi resuscitato. In realtà la pasqua è una festa pagana. A risorgere dai morti è il Sole, dio Horus per gli antichi egizi, che il 22 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, raggiunge il punto più basso sull’orizzonte nel suo moto apparente attorno alla terra, “morendo” dunque, in corrispondenza della costellazione della Croce del Sud. Il sole sembra fermarsi nel suo moto apparente per 3 giorni “risorgendo”, ovvero tornando a risalire sulla linea d’orizzonte, il 25 dicembre. il punto di questa rinascita è indicato da tre stelle allineate  ad una quarta, Sirius, (la stella dell’est) che puntano in direzione del luogo della rinascita. Tre stelle che fanno parte della costellazione de “I tre Re”. Capito?. Questo mito cosmologico egiziano è poi stato ripreso dalla tradizione ebraica entrando così nell’immaginario culturale di quel popolo. Per i cristiani il mito si è sdoppiato mantenendo per il 25 dicembre la parte della nascita, spostando in primavera, simbolo di rinascita della vita, la crocifissione e la resurrezione dopo i tre giorni.

Ma dando un’occhiata alla vita di Horus tutto diventa ancora più chiaro.

HORUS (Egitto 3000 a.c.), significa “il figlio” o “la luce”. Nato il 25 Dicembre dalla vergine Iside. La sua nascita venne accompagnata da una stella nell’est, che fu seguita da tre Re in adorazione del salvatore. Horus inizia ad insegnare all’età di 12 anni e viene battezzato da una figura chiamata Hana all’età di 30.Horus aveva 12 discepoli con  quali viaggiava facendo miracoli come guarire i malati o camminare sull’acqua. Ci si riferiva a lui come “l’agnello di dio”. Dopo essere stato tradito da Tifone, Horus venne ucciso sulla croce e dopo tre giorni resuscitato.

Ma non c’è solo Horus nella lista, lunghissima, delle divinità che hanno a che fare con questo mito cosmologico.

DIONISOS (Grecia 500 a.c.): Nato da una vergine il 25 dicembre. Era un maestro, viaggiava e faceva miracoli (tra i quali il trasformare l’acqua in vino). Ci si riferiva a lui come “Re dei Re”, “l’Alfa e l’Omega”. Dopo la morte resuscitò.

MITRA (Persia 1200 a.c.): Nato da una vergine il 25 dicembre. Aveva 12 discepoli. Faceva miracoli e alla sua morte fu sepolto per tre giorni e dopo resuscitò. Veniva rappresentato con un cerchio di luce sul capo ed il suo giorno di adorazione era la Domenica.

ATTIS (Grecia 1200 a.c.): Nato da una vergine il 25 dicembre fu crocifisso, sepolto e resuscitato dopo tre giorni.

KRISNA (India 900 a.c.): Nata dalla vergine Devachi, con una stella ad Est ad indicare la sua nascita. Fece miracoli con i suoi discepoli e resuscitò dopo la sua morte.

La lista continua ed è lunghissima.


un piccolo grido!

Mentre stavo scrivendo questo post si è tolta la luce per meno di un secondo perdendo le parole che ero riuscito a scrivere, che sia un segno che io non debba scrivere o che non è possibile scrivere quello per cui mi ero inizialmente seduto?

Mi ero seduto, dopo averlo pensato tante volte, per scrivere qualcosa di me o per scrivere di me, visto che ho sempre il pensiero o l’impressione che alcune persone mi ritengono lo stesso di tanto tempo fa  o che forse in testa non mi passi niente o che forse non capisca le cose. E sono delle impressioni per cui uno ci sta anche male.

Ma ovviamente non è possibile sedersi davanti a un monitor e mettere in un post come sia fatta una persona o il modo di pensare che uno ha.

E quindi mi ritrovo qua, nella mia stanza, con il rumore del pc con la lampada accesa davanti a un monitor a cristalli liquidi, con il pensiero iniziale di voler scrivere un paragrafo intitolato flavio.

Ma non può andare cosi! non posso e non voglio mettere in comune me stesso, una persona, bella o brutta che sia forse ricca  per qualcuno o povera per altri, attraverso un qualcosa di morto! Non è possibile e se alla fine mi ritrovo a doverlo fare o pensare di doverlo fare, anche per un attimo così,  non ne vale la pena .

Il mio desiderio è di vivere là fuori assieme alle persone a cui voglio bene e che vogliono bene a me in una stima reciproca e senza pregiudizi, crescendo insieme, superando le difficoltà insieme, confidandoci, prendendo un gelato insieme, ridendo insieme, essere una parte di qualcosa di grande, SEMPRE.


Mammacchegnocca!!!

Ah, Facebook…infernale macchina ruba tempo e inesauribile fonte di spunti. Che tu abbia cambiato il mondo odierno è poco ma sicuro, ma che addirittura sarebbe arrivata da te l’ispirazione per una riflessione, proprio non l’avrei mai detto. Ma tant’è… anche se in effetti, facebook è stato solo il mezzo di accesso più semplice per l’osservazione di una consuetudine consolidata anche in altri ambiti: la caccia alla gnocca.

Proprio oggi non ho potuto trattenere il riso davanti ai commenti di un gruppetto di pene-dotati riguardo la foto di una bella fanciulla, finalmente diventata maggiorenne e dunque circuibile dalle loro circa venticinquenni membra e dai loro circa cinquenni cervelli.

Ora, senza nulla togliere all’importanza e innocenza dell’apprezzamento estetico (d’altronde se ci hanno dato la vista, è stato anche per godere delle cose belle), il problema sta nel fatto che ormai questo è diventato un parametro per definire la validità di una persona, specialmente di una donna. Sei bella? Allora è molto facile che tu venga accettata socialmente, diventando una leader di costume, con al seguito uno stuolo più o meno vasto di maschietti sbavanti a cui poco importano le tue aspirazioni, i tuoi desideri, i tuoi sogni…il loro obiettivo, aihmè, resta uno soltanto…e che tu abbia un cervello o meno non sono certamente loro coloro ai quali potrai dimostrarlo. E allora perchè sforzarsi? Questo è il ragionamento, che a quanto pare, predomina ultimamente e in modo preoccupante, nelle testoline di tante avvenenti signorine. “Se madre natura mi ha già dato una dotazione iniziale di bellezza e carica erotica, perchè dovrei sprecar tempo ad incrementare altre doti?”. La cosa preoccupante di queste mini femmes fatales? Vanno dai 10 anni in su. Iniziano a ragionare così appena bambine, e accade che senza farci caso ci ritroviamo circondati da paperette da intrattenimento ventenni. Questo è più o meno l’output del meccanismo perverso.

Dovremmo analizzare gli input, ma qui si entra in un circolo vizioso. È nato prima l’uomo bavoso che ha convinto la donna che le basta essere un bell’oggetto, o è nata prima la donna oca che ha reso l’uomo bavoso? Questo rimarrà un mistero insolvibile. Quello che è certo è che queste dinamiche non sono nuove, ma sono diventate assolutamente più preoccupanti perchè ormai coinvolgono grandi numeri e fasce di età critiche.

Mi preoccupo da educatrice (sono un capo scout) perchè sento nei bambini quasi una certa assuefazione alle “scorciatoie” che implicano meno sforzi possibili, di cui l’uso esclusivo della propria prestanza fisica fa parte.

Mi preoccupo da donna, perchè cerchiamo uguali diritti per le donne (e qui avrei tanto da dire…ma magari lo rimando a una prossima riflessione) ma il male che ostacola questo ottenimento è endemico, è dovuto, a mio parere, proprio ad alcune logiche femminili.

E mi preoccuperei anche se fossi uomo. Ma veramente ad alcuni di voi, cari pene-dotati, basta avere accanto un bell’involucro che scateni le vostre fantasie e soddisfi i vostri bisogni più superficiali? Se la risposta è “si”, fate parte di quella schiera di uomini a cui io proprio non ho nulla da dire, poichè non vi considero esseri umani. Mi rivolgo dunque alla molto nutrita (ne sono certa, o comunque ci spero) rappresentanza di individui pene&intelletto-dotati…forse tocca anche un pò a voi smuovere questo stato di cose. Anzichè ridere alle battute da spogliatoio dei vostri simili meno fortunati, tentate di portarli alla ragione o quantomeno di distinguervi. Ce la potete fare, perchè siete gli uomini validi che servono a questa società.

Non vi sto chiedendo di schierarvi dalla parte delle donne…non ne abbiamo bisogno, a difendere la nostra dignità ci pensiamo noi. Vi chiedo di schierarvi dalla parte di voi stessi. Di difendere la vostra dignità di uomini che da una donna cercano il confronto, la possibilità di comunicare, di avere un dibattito, di condividere interessi, di crescere e svilupparvi insieme in un continuo interscambio.

Si, anche l’occhio vuole la sua parte, ma perchè per una volta non può essere questa la parte che passa un pò in secondo piano, nel tentativo di valorizzare ciò che davvero conta?

 


Nottetempo

L’altra notte non riuscivo a dormire, come al solito mi trovavo sul mio letto distesa, annoiata davanti ad un film leggero, troppo leggero, talmente leggero che il rumore delle auto che passavano di fuori, così poche di notte, attirava la mia attenzione lasciando che il mio pensiero esercitasse un lavorio fantasioso sul perchè chiunque fosse in macchina per fare qualunque cosa a quell’ora tarda di un banalissimo lunedì.

Le voci espressive degli attori con il loro  affascinante accento americano, mi tenevano compagnia mentre pensavo a quanto diversa fosse la mia vita dalla loro; pensavo a quanto fossero enormi i miei problemi rispetto alle stupidaggini che i personaggi del film tentavano di risolvere come se non avessero tutto già nelle loro mani: la loro villa perfetta, nella città perfetta, fatta di famiglie perfette, che lavorano sotto un’amministrazione perfetta ad opera di un governo perfetto. Così grazie ai numerosi miei spunti di riflessione, quella notte la mia mente vagava fantasiosa senza una particolare meta da raggiungere. Vagare, vaneggiare.

Ad un tratto però, i rumori dei mezzi che passavano fuori si facevano più intensi e pesanti, e mentre la mia fantasia già era pronta a  costruire una storia su quello che apparentemente era un camion, mi rendevo conto che il rumore che si faceva sempre più insistente e persistente, anziché passare via veloce incontro alla sua storia. Allora capii di cosa si trattasse, non era un camion, non era un mezzo che passava lungo la strada accanto il mio palazzo, doveva essere un elicottero o qualcosa del genere, così mi alzai, uscii fuori in balcone, ma la notte non lasciava intravedere nemmeno una stella figuriamoci un elicottero, troppe nuvole, troppa foschia. il punto era che quel rumore non si placava e generalmente un elicottero passa e basta,non sta li per più di qualche secondo. STOP . La mia mente si fermò di colpo ed insieme cominciò a lavorare, non poteva essere altrimenti: Aerei da guerrà.

La consapevolezza si incagliò, ancorata tra i miei neuroni e stava li accanto al pensiero latente che nel mondo le guerre esistono,le bombe esplodono tra la gente e i missili vengono lanciati. Già, i missili. Pensai subito che finalmente Gheddafi si fosse deciso a fare vivere per una volta la guerra agli occidentali (o meglio ai siciliani), a loro che della guerra non hanno paura, perchè è quasi come se fosse un gioco, una partita a scacchi in cui il giocatore più forte fa la sua mossa aspettando il passo falso del suo avversario,tanto sono sempre le pedine ad essere mangiate per prime.

Mentre stavo li, su quel balcone, a piedi nudi, mi sentivo veramente consapevole di quello che stava succedendo, riuscivo quasi a vedere le scene di guerra (che non ho mai visto prima),il pianto di una madre che non trova il proprio figlio mentre raggiunge il suo compagno dalla faccia insanguinata. Ero a casa mia,ma li vedevo ed erano veri come il freddo che saliva dai miei piedi e che mi faceva raggelare per essere stata così banale ed avere avuto pena per le persone della mia visione. Avere pena per un popolo che vive una guerra non serve, anzi è quanto di più sciocco si possa fare, ma soprattutto iniziare una guerra e pensare che sia un modo per risolvere un problema è una cosa talmente obsoleta e medievale da non avere alcun senso oggi.

L’ indomani seppi che quegli aerei che avevo sentito erano stati mandati perchè a 20 km da casa mia,sulle spiagge della mia estate, c’era stato uno sbarco di 450 PERSONE, sono fuggite da una cosa che per fortuna noi occidentali non conosciamo, perchè quelli di noi che l’hanno vissuta sono morti o troppo vecchi e stanchi per ricordare cosa voglia dire vivere in un paese in guerra,senza libertà. Ma oggi, noi, nuove generazioni dobbiamo rappresentare il riscatto della vecchiaia stanca per dire basta alle armi ed iniziare finalmente la nostra SLOW REVOLUTION fatta di cultura,di parole,di giustizia,di bellezza e di pace.

Grazie John, grazie Yoko

 

 


Io, Carrubbo

C’è voluto un pò per trovare qualcosa di sensato da scrivere…alla fine credo di avercela fatta. Per quanto io ami la scrittura, faccio parte di quella schiera di dilettanti che non sanno scrivere se non sono “ispirati”…e per essere folgorati da un’ispirazione occorre una mente o molto sgombera da preoccupazioni o molto piena di stimoli. Questo periodo della mia vita appena trascorso è stato molto pieno di preoccupazione molto sgombero di stimoli.

Ma adesso è arrivata la primavera, tutto diventa più dolce. E con la primavera sono arrivate anche le lezioni nella mia facoltà. Strano a dirsi…le lezioni di solito iniziano in autunno. Ma qui, nella ridente terra iblea, ormai da un paio d’anni si vive una situazione che di ridente ha ben poco. Corsi attivati con ritardi di mesi e mesi, cattedre a tutt’oggi non assegnate nonostante la sessione estiva sia imminente, incertezze sul nostro futuro universitario, richieste di pagamento di tasse esorbitanti.

Ovviamente viene voglia di scappare, e ci si mangia anche le mani per non averlo fatto prima…ma se si potesse vivere col senno di poi, per quanto potrebbe risultare più semplice, di certo la vita perderebbe gran parte del suo fascino.

Restare forse è stato un errore…o forse un’opportunità.

Oggi, di ritorno dall’ultima lezione di uno degli unici due corsi del mio piano di studio attivati, riflettevo sulla mia scelta di rimanere nella mia Terra e , per quanto i disagi siano certamente lampanti e duri ad essere spazzati via, mi rendevo contemporanemente conto di essere fortunata.

Il professore in cattedra è una di quelle figure emblematiche e interessanti…la faccia bonaria, l’accento napoletano, una preparazione smisurata sulla materia che insegna che si evince dall’indicibile quantità di informazioni che riesce a dare nel giro di niente, la capacità di mettere in soggezione pur non facendo nulla, e la passione per un lavoro che, in queste condizioni, di gratificante non ha proprio nulla.

Fuori dall’aula c’è un sole che abbiamo solo qui…potete dirmi quello che volete, ma è così.

La facoltà è incastonata in una cittadina meravigliosa, a sua volta incastonata fra i colli iblei.

La strada che percorro per andare e venire è immersa in uno spettacolo naturale degno di essere ritratto dal miglior paesaggista di tutti i tempi…e proprio mentre la percorrevo oggi, con il finestrino spalancato che permetteva al mio naso di cogliere gli odori della terra (di smog neanche l’ombra), fra una distesa immensa di ulivi da un lato e i mandorli in fiore dall’altro, mi chiedevo: “Come fa una distesa così immensa di bellezza e risorse umane e naturali, ad essere ancora preda dell’ignoranza, del malgoverno, dell’immobilismo, dell’assoluto disinteressamento della gente stessa che la abita?”.

Eppure io vorrei restare, se mi verrà garantito di poter finire gli studi qui in condizioni dignitose. E vorrei restare per un motivo molto semplice…per non privare la mia terra di un’ulteriore risorsa, che non sono io in quanto Serena, ma io in quanto giovane con un titolo di studio valido che vuole investire nella sua terra, perchè crede che nonostante tutto abbia molto da offrire.

Purtroppo io da sola non basto. Servirebbero le forze unite di tutti i figli di questa terra, la loro voglia di cambiare le cose, il loro coraggio nell’affrontare una strada non certamente spianata.

Io spero vivamente che le cose possano cambiare in questa terra ferita, e spero di poter dare un contributo attivo a questo cambiamento.

Sono la prima convinta che confini e appartenenze geografiche siano sciocchezze burocratiche, ma sono anche convinta che se nasciamo in un posto piuttosto che in un altro ci sarà pure un motivo…d’altronde il carrubbo non nasce in Scandinavia.

Io sono un carrubbo. Io ho bisogno della mia terra, la mia terra ha bisogno di me.

 


All’Italia cui voglio bene

Questo post è dedicato all’Italia, ma non a tutta l’Italia. Questo post è dedicato all’Italia degli onesti, dei giusti, dei coraggiosi. All’Italia che ha sempre detto NO al compromesso. All’Italia della buona politica. All’Italia che non ha mai teso l’orecchio alle idiozie dei suoi papi e dei suoi duci. All’Italia che si vergogna di essere governata dal più insulso dei vermi. All’Italia che sa di dover cambiare, e a quella che ci prova giorno dopo giorno. All’Italia che non si piega di fronte al potente. All’Italia delle donne che sanno quanta poca dignità ci sia nel piegarsi di fronte al (im)potente. All’Italia che dice di no alle mafie. All’Italia che se ne fotte degli inni e delle bandiere cantati e sventolati negli stadi ed ai funerali dei soldati.

Insomma all’Italia cui voglio bene.

Che quell’altra Italia ci lasci presto…


Science report (2)

E rieccomi con la seconda puntata di Science report. Scusate il ritardo, un pò di febbre e tanto, tanto raffreddore hanno tentato (invano) di bloccarmi.

Anche oggi l’argomento appartiene alla categoria “business”. L’interesse nei confronti di questo ambito è duplice: lo trovo una sorta di “impatto indolore” per il neofita, ma funziona anche molto bene per introdurvi al clima che aleggia in questi giorni in giro per il (primo) mondo.
Ci sono molte aspettative per il futuro, e volenti o nolenti, tutte queste aspettative passano per Internet.
Non c’è verso, se vuoi fare qualcosa alla vecchia maniera puoi farlo, ma facendolo tramite la rete puoi essere molto più veloce, organizzato, risparmiatore, senza contare che ti può vedere tutto il mondo e non solo il vicinato.

C’è ovviamente, un lato oscuro in tutto ciò. E non mi sto riferendo alla perdita dei valori della società o a qualsiasi altra stupidaggine che molti sputasentenze mediatici amano ripetere.
Io mi sto riferendo al fatto che lo spazio rischia di finire. DUM DUM DUUUUUM.

Da una parte stanno finendo gli indirizzi Ip.
I computer si connettono a Internet identificandosi con un indirizzo di 32 bit (IpV4). E siamo arrivati a usarli quasi tutti. Si cerca di passare quindi alla nuova versione, chiamata IpV6, che usa indirizzi di 128 bit. Se dividessimo il numero di indirizzi disponibili con l’IpV6 per il numero di indirizzi disponibili con l’IpV4, otterremmo un numero di circa 28 cifre.
Il problema è ovviamente nella transizione: i nuovi nodi della rete sono già attrezzati, ma quelli vecchi vanno aggiornati o sostituiti.

Dall’altra parte sta finendo lo spazio fisico.
Se Twitter sta costruendosi il suo data center personale, se Facebook lo sta imitando, e se Apple sta investendo un M I L I A R D O di dollari (scusate, ma lo ripeto di nuovo, U N  M I L I A R D O  D I  D O L L A R I) per il suo nuovo data center, significa una sola cosa: PAURA.
C’è un’orda inferocita di utenti pronti a scucire fior di dollari per servizi online forniti al massimo della velocità e qualità disponibili e se un americano non riceve quello che vuole quando ha pagato per ottenerlo, sappiamo tutti cosa accade.

 

Dategli il suo streaming porno HD a 20 Gbps, altrimenti….

Detto ciò, anche la rete sta iniziando a sentire gli effetti del già immenso traffico di dati che gli passa attraverso ogni secondo.
Sì, perchè per ogni nuovo elemento che puoi aggiungere all’infrastruttura (un processo che costa parecchio, principalmente per permessi e license), i produttori di smartphone/tablet/chi-più-ne-ha vendono una quantità tale di articoli da rimettersi in pari con il loro sforzo.
Ad arrivare in soccorso di queste persone (ovviamente dietro lauto compenso), sta arrivando l’IBM, nota azienda di hardware e software, al momento impegnata nel progetto “un pianeta più intelligente”.
Il fulcro dell’intera campagna sta nell’utilizzo preciso e controllato delle risorse, tramite l’utilizzo di tecnologie incorporate all’interno dei sistemi da controllare, e di software capaci di raccogliere e dare un senso ai dati in arrivo.

Gli articoli, sempre messi su Google Documenti, vengono proprio dal blog di questa iniziativa, e sono scritti da Scott Stainken, Manager Generale per l’industria delle Telecomunicazioni dell’IBM.
Forniscono un buon modo per vedere “dall’interno” come le aziende serie si stanno preparando alla transizione verso la digitalizzazione completa del nostro mondo.

Spero di non aver detto idiozie, ci vediamo la settimana prossima. Feedback ben accetto.

 

PS: I titoli degli articoli che la gente mette in giro stanno diventando sempre più lunghi, forse perchè ormai hanno finito tutte le gag da abbinare agli argomenti. In ogni caso, ho cercato di tradurli nel modo più fedele e comprensibile possibile. :-)